Rispondere al bisogno di salute dei cittadini partendo dai territori, in modo da ridurre al minimo le distanze e le liste d’attesa, superare le disuguaglianze nell’accesso alle cure e garantire maggiore uniformità nell’erogazione dei servizi sanitari. Questi gli obiettivi della “Missione 6 Salute” del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) con la quale il Servizio Sanitario Nazionale punta ad un nuovo modello organizzativo da realizzare in coerenza con la visione olistica One Health che integra diversi modelli e discipline.
La telemedicina nel PNRR
In questo approccio di revisione dell’assistenza sanitaria territoriale, un ruolo decisivo lo giocano i servizi sanitari a distanza, da erogarsi tramite corretto uso dei dispositivi digitali. E proprio la telemedicina (nella sua accezione più ampia), contribuisce a migliorare la capacità di risposta al bisogno di salute dei pazienti da parte del Servizio Sanitario Nazionale.
Con il Decreto del Ministero della Salute “Modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel SSN”, emergono i cinque principali vantaggi della telemedicina, nel cui ambito rientrano televisita, teleassistenza, telemonitoraggio, teleriabilitazione, teleconsulto e telerefertazione:
- permette di superare la distanza fisica tra operatori sanitari e pazienti, riducendo i costi che gravano sia sul SSN che sul singolo;
- garantisce uguaglianza nell’accesso alle cure perché raggiunge i pazienti lì dove si trovano, anche in zone in cui le reti di trasporto sono precarie o inesistenti;
- consente il trattamento di pazienti cronici o fragili direttamente al loro domicilio;
- favorisce il processo di de-ospedalizzazione con dimissioni protette del paziente e conseguente riduzione della spesa pubblica;
- rende possibile lo scambio di informazioni fra operatori sanitari per una diagnosi e una terapia secondo canoni di proporzionalità, appropriatezza, efficacia e sicurezza.
Distretto sanitario e ruolo delle Regioni
Il cuore pulsante della nuova organizzazione territoriale è costituito dai Distretti sanitari, articolazione delle ASL con una popolazione di circa 100mila abitanti: dovranno garantire standard minimi attraverso Case della Comunità e Ospedali della Comunità, anche mediante la telemedicina.
I medici e le altre figure professionali dovranno, quindi, essere formati per utilizzare i servizi di telemedicina e dovranno individuare gli strumenti più adatti per le prestazioni a distanza, in base alle condizioni del paziente. In primis, l’idoneità del singolo paziente partendo da una verifica della sua capacità d’uso degli strumenti tecnologici, anche con l’aiuto dei caregiver.
Alla luce del ruolo delle autonomie locali in campo sanitario (sancito dalla Costituzione all’art.117), fondamentale sarà l’apporto organizzativo e gestionale delle Regioni.
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