La pandemia da COVID19 impone un veloce ripensamento delle strutture organizzative aziendali e nuove modalità di comunicazione.
È una sfida da cogliere: chi riuscirà ad innovarsi avrà creato Valore, sia all’interno della propria realtà aziendale sia all’esterno, come Valore condiviso di nuove prassi e nuove skills individuali.
Il mondo sanitario è in prima linea, tanto che il Ministero per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione ha lanciato una campagna call al fine di individuare nuove soluzioni che garantiscano consulti a distanza con interfaccia user friendly.
Massimo Carboni, dirigente del Dipartimento Infrastrutture di GARR, la rete italiana dell’istruzione e della ricerca ha dichiarato all’ANSA che il web è ormai da considerarsi un servizio primario, come acqua, luce e gas, perché garantisce “il nostro modo di mantenere i contatti”.
La rete GARR ha registrato in queste settimane di quarantena, un aumento del 60% degli upload: materiali caricati dagli utenti sulle piattaforme per la tele didattica e le teleconferenze.
Il segno che una accelerazione endogena verso l’innovazione può riverberarsi sulle abitudini dei consumi e sul nostro modo di rapportarci alle tecnologie.
È fondamentale ora, che i medici e le strutture sanitarie come poliambulatori, centri di diagnostica per immagini, studi di fisioterapia e medicina dello sport, etc., sappiano cogliere quest’opportunità dotandosi di software gestionali adeguati che li aiutino a rinnovarsi e a mantenere l’innovazione nel tempo, contribuendo così a cambiare le abitudini dei pazienti e il modo di rapportarsi con gli specialisti di fiducia.
Gli ambiti della Sanità digitale
L’impatto delle tecnologie dell’informazione e comunicazione (ICT) nella sanità italiana è sempre più massiccio e coinvolge ogni singolo processo di erogazione dei servizi:
· prevenzione
· ricerca di informazioni
· diagnosi
· cura
· follow-up
· riabilitazione
· sistemi di comunicazione tra medico e paziente
· archiviazione dati
· amministrazione
Questi sono solo alcuni degli aspetti che CGM XMEDICAL ad esempio consente di gestire al meglio in un contesto digitale sicuro e avanzato, ovvero adatto all’ottimizzazione di tutti quei complessi aspetti del poliambulatorio che spaziano dall’organizzazione del personale al marketing, dalla logistica all’amministrazione.
Ma quanto vale la spesa in sanità digitale?
Guardiamo un po’ di numeri, partendo dalla spesa pubblica italiana in “digital health” (dati OCSE).
Nel 2017 si è registrata una leggera crescita rispetto all’anno precedente (+2%), raggiungendo un valore di 1.300 milioni in totale, pari a € 21 di investimento per abitante.
Nel 2018 l’incremento dei costi pubblici è stato più robusto (+7%), toccando quota 1.390 milioni di euro. Di questa, ben 970 milioni sono stati investiti nelle strutture sanitarie pubbliche, 330 milioni sono stati assegnati alle Regioni, 75,5 milioni alla rete dei Medici di base e 16,9 li ha gestiti direttamente il Ministero per la Salute.
Aggregando anche la spesa privata, il valore complessivo della sanità digitale nel 2018 sale a 1.722 milioni (€ 28 per abitante), con una crescita del 4,2% rispetto al 2017. Dall’elaborazione dei primi dati, anche il 2019 dovrebbe confermare questo significativo incremento.
Nonostante le ingenti risorse investite non si può fare a meno di notare che i servizi digitali sono diffusi a macchia di leopardo sul territorio italiano, con alcuni casi di assoluta eccellenza e aree in cui si è ancora fermi a “carta e penna”.
Un’altra criticità riguarda l’eccessiva centralità degli investimenti in ospedali e strutture fisiche rispetto ai servizi e le procedure organizzative (si veda il prossimo paragrafo). Con la prospettiva di un costante aumento dell’età media degli italiani, l’incremento della spesa pubblica sanitaria potrebbe toccare nel 2025 la folle quota dell’11% del PIL nazionale.
In questo scenario lo sviluppo delle tecnologie ICT – come la telemedicina, il teleconsulto e i sistemi innovativi di assistenza domiciliare – rappresenta l’unica speranza di salvezza per garantire accesso alle cure e sostenibilità della spesa.
Gli ambiti di spesa in innovazione: le priorità
Secondo quanto riportato da una ricerca del 2019 dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano, i budget più significativi per gli investimenti nella sanità digitale sono stati riservati ai Sistemi Dipartimentali che hanno raccolto stanziamenti per 97 milioni di euro.
Si tratta di quell’insieme di tecnologie che consentono di disporre di un “supporto informatico diffuso” (cioè esteso ad oltre il 60% delle attività routinarie) e che sono stati indicati come “investi-menti prioritari” dal 50% dei direttori sanitari.
La maggior parte delle aziende sanitarie pubbliche e private dispone di questi sistemi dipartimentali, in particolare nelle seguenti aree:
– gestione della diagnostica per immagini (88%)
– analisi di laboratorio (86%)
– attività di sala operatoria (63%)
Sono invece poco diffusi: l’archiviazione dei video di sala operatoria (7%) e i sistemi di digital pathology per la gestione dei vetrini di anatomia patologica (7%).
La seconda macro-categoria per assorbimento di risorse riguarda la Cartella Clinica Elettronica (CCE) e il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) con 50 milioni di euro. Con CCE si intende il sistema di gestione informatizzata, uniforme, aggiornata e integrata dei dati anagrafici, clinici e sanitari del paziente lungo tutto il ciclo di assistenza sanitaria all’interno dell’ospedale, casa di cura o poliambulatorio. Con FSE si intende l’insieme dei fascicoli e dei dati sanitari originati da diversi operatori con riferimento (quasi sempre ma non necessariamente) ad una stessa area geografica.
Nonostante un budget pari a quasi la metà rispetto ai Sistemi dipartimentali, la digitalizzazione di Cartella e Fascicolo sono considerati obiettivi strategici prioritari per il 58% delle Direzioni.
Tuttavia, secondo un’indagine dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità in collaborazione con Doxapharma, solo il 21% degli utenti ne ha sentito parlare.
Per contro, il 33% dei medici specialisti su tre ritiene che i contenuti multimediali ai quali non gli è ancora possibile accedere, gli sarebbero invece molto utili come supporto alle sue decisioni cliniche.
E non è un caso che, nel merito delle funzionalità avanzate, si investe soprattutto in funzioni di consultazione di referti e immagini in cloud; assai meno in gestione del diario medico/infermieristico e farmacoterapia. Sono infine poco sviluppati i sistemi di firma elettronica avanzata per il personale sanitario e per il consenso informato da parte dei pazienti.
Gli altri ambiti di spesa hanno riguardato i sistemi di front-end, la sicurezza informatica, la telemedicina e l’intelligenza artificiale.
Riguardo quest’ultimo punto, con 7 milioni di stanziamento e il 20% dei Direttori sanitari che la ritiene rilevante, l’intelligenza artificiale ha messo in campo le prime sperimentazioni sull’elaborazione di immagini diagnostiche (presenti nel 40% delle aziende del campione).
La digitalizzazione dei pazienti
Secondo un sondaggio condotto nel 2019 dall’Osservatorio del Politecnico di Milano in collaborazione con Doxapharma, circa la metà dei cittadini italiani utilizza abitualmente gli strumenti digitali in relazione al mondo della Sanità.
Altri dati in crescita riguardano le ricerche in internet sui medici (51%) mentre su poliambulatori, centri diagnostici, di riabilitazione, e strutture sanitarie in generale il dato scende al 44%. Come è facile immaginare, la percentuale sale all’aumentare dell’età del campione, ma anche fra gli over 65 più di uno su quattro (27%) cerca informazioni online.
Con riferimento ai cittadini che non soffrono di patologie croniche, i canali più usati per aggiornarsi su tematiche sanitarie sono:
– siti web istituzionali (52%),
– portali tematici su medicina e salute (30%),
– social network (23%).
Le informazioni vengono anche attraverso richieste dirette e, rispetto alla rilevazione dell’anno precedente, tutti i parametri sono in crescita: il 19% usa l’email (+4% rispetto al 2018), il 17% WhatsApp (+5%), il 15% gli SMS (+2%).
Se quindi i pazienti dimostrano una sempre maggiore dimestichezza nella ricerca di informazioni online, solo il 23% prenota una visita via web (21% tramite sito web e 2% tramite App) e appena il 19 utilizza, per la sanità, strumenti di pagamento digitali (15% sul sito e 4% via App).
È anche significativo osservare che nella fascia dai 35 ai 44 anni, questa rilevazione sale sensibilmente: 45% per le prenotazioni, 27% per i pagamenti.
Chi non utilizza strumenti tecnologici dichiara di prediligere il contatto diretto e personale (67%) oppure riconosce di non saperli utilizzare (19%).
La digitalizzazione dei medici
Questo ampio rapporto a cura dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità si occupa anche del “digital divide” all’interno della categoria dei medici.
Il sondaggio è stato condotto nel 2019 su un campione rappresentativo di 602 medici di famiglia e su 1.720 specialisti. Orbene:
– l’email è risultato il canale più usato (ben l’85% dei medici di base e l’81% degli specialisti utilizza l’email per comunicare con i pazienti);
– rispettivamente il 57% e il 64% utilizzano WhatsApp per comunicazioni più rapide come fissare o spostare una visita, ma anche per scambiare dati e informazioni di tipo clinico (con alcune criticità legate alla privacy che approfondiremo in prossimi articoli):
– resistono anche gli SMS (65% e 40%).
Si diffondono anche dei sistemi di terapia digitale tramite App, soluzioni tecnologiche che aiutano i pazienti nell’assunzione di un farmaco e nella verifica sull’aderenza alla terapia.
Le App per il monitoraggio delle terapie rappresentano uno sviluppo interessante: la convergenza delle tecnologie digitali e genomiche con i campi della salute, dell’assistenza sanitaria, dello stile di vita e la società, al fine di migliorare l’efficienza dell’erogazione delle cure sanitarie, consentiranno di rendere i farmaci più personalizzati e precisi.
Un percorso ancora accidentato
La sfida per l’affermazione della tecnologia digitale in sanità è ancora in salita: arriverà il momento per un parziale superamento dei limiti fisici delle strutture e delle professionalità, così come si afferma lentamente la condivisione virtuale di dati, informazioni e strumenti in grado di rendere l’assistenza davvero globale e istantanea.
Ma oggi ci confrontiamo ancora con una realtà in cui la maggioranza degli italiani preferisce recarsi personalmente a ritirare documenti clinici, consultare un medico o pagare una prestazione.
E al problema culturale si sommano in i costi nascosti della mancata “rivoluzione digitale”.
Otto italiani su dieci nel 2019 hanno ritirato documenti i referti diagnostici di persona impiegando in media 45 minuti, contro i 20 per il ritiro in farmacia e i pochi istanti via web: se invece l’80% li ritirasse online, il 10% in farmacia e solo il 10% di persona, l’impatto economico sarebbe di 1.630 milioni di euro. E sono 1.150 milioni di euro gli impatti legati all’accesso online a informazioni su prestazioni e strutture sanitarie, 1.430 milioni per la prenotazione online di visite ed esami e 980 milioni per il loro pagamento, per un totale di oltre circa 5 miliardi di euro.
Questi i costi inutili del “non digitale”: oltre 5 miliardi di euro!
Cosa fare quindi? Da dove partire
Occorre invertire questa tendenza e trasformare in virtuoso quello che al momento appare, per lo più, un circolo vizioso. E occorre farlo ora, significativamente proprio durante la crisi pandemica che il Coronavirus ha generato, perché è chiaro che il futuro, anzi, ormai il presente, è la digitalizzazione.
Che fare allora? Come ridurre i costi? Il traino di questa inversione di tendenza devono essere tutti i medici, gli imprenditori e tutti quei professionisti del settore sanitario aventi lo scopo di avviare ed accelerare quei fondamentali processi tecnologici e digitali che servono a ottimizzare i costi della Sanità, a migliorare l’esperienza dei pazienti e a gestire adeguatamente gli aspetti burocratici e finanziari del proprio poliambulatorio o centro polispecialistico.
Il primo passo, il punto di partenza assoluto di questa fase necessaria, è l’acquisizione di un gestionale per poliambulatorio che sia all’altezza del compito e della missione che siamo chiamati a svolgere, un software completo ma anche facile ed efficiente, come CGM XMEDICAL, i cui vantaggi possono, sin da subito, essere concreti, evidenti e misurabili. Guarda il video dei vantaggi di CGM XMEDICAL per approfondire.
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