I cospicui fondi assegnati all’Italia dal programma Next generation EU saranno impiegati anche per ridisegnare completamente la medicina di prossimità “in modo da essere più vicina alle persone”, come più volte sostenuto dal Ministro della Salute, Roberto Speranza.
Tra le novità di maggior impatto previste nel PNRR per i cittadini c’è sicuramente la profonda riorganizzazione della rete di assistenza territoriale, una delle due “gambe” sulle quali poggia l’intera missione 6 dedicata alla salute.
Le sue due componenti, infatti, sono:
• M6C1 – Reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale;
• M6C2 – Innovazione, ricerca e digitalizzazione del servizio sanitario nazionale.
Alla prima sono destinati 7 miliardi di euro:
– due per la realizzazione delle “case di comunità”, le nuove strutture socio-sanitarie per la presa in carico dei pazienti;
– un miliardo per il rafforzamento dell’assistenza sanitaria intermedia e delle sue propaggini, i cosiddetti “ospedali di comunità”;
– quattro miliardi (più della metà) per progetti di telemedicina e ogni altra iniziativa finalizzata a trasformare il domicilio del paziente nel primo luogo di cura.
La nuova assistenza primaria
L’innovativo modello organizzativo prevede lo sviluppo di applicazioni di telemedicina per l’Assistenza domiciliare integrata (ADI) che, secondo l’obiettivo dichiarato dal Ministro Speranza, dovrebbe consentire di utilizzare la casa dei pazienti come luogo di cura primario per almeno il 10% degli over 65 italiani entro il 2026, con un incremento rispetto al 2021 di oltre il 250%.
La struttura pubblica di base sarà costituita invece dalle case di comunità (una ogni 24.500 abitanti), che garantiranno l’assistenza nei territori, occupandosi essenzialmente di tutte le necessità sanitarie, ad esclusione degli episodi acuti o delle emergenze-urgenze.
All’interno delle “case” il cittadino troverà il medico curante (sono previsti 20-30 medici di medicina generale in ciascuna), ma anche équipe multiprofessionali composte da pediatri di libera scelta, medici specialisti, infermieri di famiglia e comunità e altri professionisti sanitari.
Come struttura intermedia rispetto al ricovero ospedaliero e pronto soccorso, sono previsti gli ospedali di comunità che faranno parte a tutti gli effetti della rete territoriale occupandosi essenzialmente di soggetti con necessità di stabilizzazione clinica o di recupero funzionale non attuabili a domicilio.
L’intero modello è progettato per ottimizzare le risorse, garantendo al paziente un’assistenza estremamente capillare.
La telemedicina
Se nelle strutture sanitarie il medico avrà a disposizione spazi, strumenti e personale (colleghi, infermieri, assistenti sociali) adeguati alle necessità dei pazienti, tramite la telemedicina potrà seguire al meglio, in particolare, i malati cronici.
Il Piano, infatti, intende sfruttare al meglio la digitalizzazione dei servizi riguardanti la salute, puntando al rafforzamento della telemedicina, che considera un vero e proprio asse portante della sanità territoriale e dalla quale si aspetta molteplici vantaggi.
Per il PNRR, i sistemi di telemedicina rappresentano un mezzo per contribuire a ridurre gli attuali divari geografici e territoriali in termini sanitari grazie all’armonizzazione degli standard di cura offerti dalla tecnologia, garantendo una migliore “esperienza di cura” per gli assistiti e migliorando l’efficienza dei sistemi sanitari regionali.
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