Negli ultimi anni come diretta conseguenza del progressivo aumento della percentuale di popolazione over 60, l’organizzazione della rete dei servizi sanitari ha subito delle riforme. Il cambiamento è stato reso possibile dall’applicazione della tecnologia ed è accelerato dall’emergenza sanitaria conseguente alla diffusione del Covid-19. Essendo necessario ridurre gli accessi alle strutture ospedaliere, sono stati potenziati i servizi domiciliari. Home care e telemedicina sono diventati familiari, anche grazie a software gestionali sanitari che hanno fornito un adeguato supporto al personale medico e infermieristico ed ai pazienti.
L’invecchiamento della popolazione in Italia e nel mondo
Nel 2050 la popolazione mondiale con più di 60 anni passerà dal 12% al 22%, stando alle proiezioni pubblicate dall’Organizzazione mondiale della Sanità (link: https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/ageing-and-health). In queste previsioni Italia e Giappone si confermano i Paesi con maggiore incidenza di popolazione anziana. È evidente, quindi, che aumenteranno vertiginosamente le richieste di servizi sanitari da pazienti anziani e affetti da patologie croniche e un incremento del ricorso a telemedicina e home care, offerto dall’applicazione della tecnologia.
Il ruolo della tecnologia: la telemedicina
La telemedicina è una modalità di erogazione di servizi di assistenza sanitaria tramite il ricorso a tecnologie innovative, in particolare alle Information and Communication Technologies in situazioni in cui il professionista della salute e il paziente (o due professionisti) non si trovano nella stessa località (link: https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2129_allegato.pdf).
Si tratta di prestazioni che vanno assimilate ai servizi sanitari diagnostici/ terapeutici, ma non sostituiscono la prestazione tradizionale. Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità si è espressa sulla telemedicina e ha pubblicato Linee Guida.
La telemedicina può contribuire a:
- offrire cure, diagnosi e consulenza medica da remoto, superando gli ostacoli delle distanze (isole o montagne) o difficoltà di spostamenti (anziani con problemi di deambulazione o detenuti);
- permettere il monitoraggio di parametri vitali, evitando rischio di complicanze;
- potenziare l’attività di prevenzione;
- migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria grazie all’interdisciplinarietà:
- garantire maggiore equità nell’accesso ai servizi socio-sanitari perché consente di raggiungere i territori lontani;
- ridistribuisce le risorse umane e tecnologiche tra diversi presidi, dando continuità all’assistenza sul territorio;
- riduce l’ospedalizzazione, le liste d’attesa e i costi complessivi per il SSN.
L’Home care nell’ambiente familiare
L’erogazione della prestazione, quindi, viene spostata dall’ospedale all’abitazione del paziente e si rendono possibili servizi di Home care affidati a personale specializzato. Si ripristina il contatto umano e il paziente viene curato nel proprio ambiente, tra i suoi affetti, senza rinunciare alle abitudini con conseguenze positive sul piano psicologico.
L’assistenza domiciliare trova un riconoscimento nel Recovery Plan, come Piano nazionale di ripresa e resilienza: 7 miliardi di euro, per Reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale. (https://www.ilsole24ore.com/art/dall-assistenza-domiciliare-case-comunita-ecco-sanita-post-covid-finanziata-recovery-AEAb2rD).
La tecnologia diventerà sempre più a servizio del paziente e certamente un supporto prezioso al personale medico e infermieristico può essere offerto da adeguati sistemi e software gestionali sanitari.
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