Si tratta di un decalogo che prevede l’attuazione di misure di prevenzione e protezione della salute degli operatori sanitari, oltre che dei pazienti, come strategia vantaggiosa per l’intera comunità. L’adeguata applicazione può, infatti, limitare la trasmissione e la circolazione del virus e quindi mantenere integra l’efficienza e operatività dei servizi, anche in situazioni di emergenza come quella che stiamo attualmente vivendo.
Gli interventi di prevenzione sono finalizzati a migliorare l’organizzazione del lavoro nell’ottica di una corretta percezione del rischio e contrastando i rischiosi effetti della disinformazione (sia sull’utenza che sul personale medico e paramedico).
Il tutto è reso ancora più attuale dalla imponente campagna governativa in atto da parte del Ministero della Salute contenente le “Misure riguardanti il contrasto e il contenimento sull’intero territorio nazionale del diffondersi del Covid-19”
In linea con le indicazioni della Oms, “considerato che le dimensioni sovranazionali del fenomeno epidemico e l’interessamento di più ambiti sul territorio nazionale rendono necessarie misure volte a garantire uniformità nell’attuazione dei programmi di profilassi elaborati in sede internazionale ed europea, e tenuto conto delle indicazioni formulate dal Comitato tecnico scientifico”, è stata disposta a partire dal 5 marzo e sino al 15 marzo 2020 la “sospensione di congressi, riunioni, meeting ed eventi sociali, ossia contesti nei quali è coinvolto personale sanitario o personale incaricato dello svolgimento di servizi pubblici essenziali o di pubblica utilità”. Sono esclusi dalla sospensione i corsi post universitari connessi con l’esercizio di professioni sanitarie, ivi inclusi quelli per i medici in formazione specialistica, i corsi di formazione specifica in medicina generale, le attività dei tirocinanti delle professioni sanitarie, nonché le attività delle scuole dei ministeri dell’interno e della difesa.
“È fatto divieto agli accompagnatori dei pazienti di permanere nelle sale di attesa dei dipartimenti emergenze e accettazione e dei pronto soccorso (DEA/PS), salve specifiche diverse indicazioni del personale sanitario preposto”. Quanto all’accesso di parenti e visitatori a strutture di ospitalità e lungo degenza, residenze sanitarie assistite (RSA) e strutture residenziali per anziani, autosufficienti e non, è limitato ai soli casi indicati dalla direzione sanitaria della struttura, che è tenuta ad adottare le misure necessarie a prevenire possibili trasmissioni di infezione.
Per centri diagnostici, poliambulatori e strutture polispecialistiche, cliniche, laboratori di analisi e studi di fisioterapie, eccetera, il suggerimento è di stabilire alcune restrizioni per l’accesso alle strutture, regolandole nel modo seguente:
- Consentire l’ingresso, oltre che al paziente, ad un solo accompagnatore che non abbia evidente sintomatologia respiratoria (coriza, tosse), ed esclusivamente nei casi di comprovate limitazioni e incapacità funzionali, oppure nel caso in cui il paziente sia minorenne.
- Installare nell’atrio e nei pressi dell’accettazione dei dispenser con soluzione idroalcolica o gel disinfettanti per l’igiene delle mani tramite frizionamento oppure indicare un percorso obbligato verso i bagni per il lavaggio con acqua e sapone, con avvisi posti sia all’entrata che all’uscita della struttura.
- Affiggere cartelli che invitino ad evitare il contatto con superfici e suppellettili del poliambulatorio e che rammentino che toccarsi occhi, bocca e naso con mani non igienizzate può rappresentare una fonte di contagio.
- Sulla protezione del personale sanitario incide, ovviamente, il corretto comportamento dei pazienti, circostanza che è bene richiamare negli avvisi che saranno affissi nelle strutture. Per questo è utile ricordare una delle prime raccomandazioni diffuse per arginare l’aumento dei contagi, secondo cui non bisogna andare subito e inutilmente al pronto soccorso, ma occorre chiamare prima i numeri di pubblica utilità: il 1500 è quello attivato dal ministero della Salute.
- È anche utile riportare su questi avvisi i numeri verdi attivati nella singola Regione di appartenenza. Eccoli: Basilicata: 800 99 66 88; Calabria: 800 76 76 76; Campania: 800 90 96 99; Emilia-Romagna: 800 033 033; Friuli Venezia Giulia: 800 500 300; Lazio: 800 11 88 00; Lombardia: 800 89 45 45; Marche: 800 93 66 77; Piemonte: 800 333 444; Provincia autonoma di Trento: 800 86 73 88; Puglia: 800 713 931; Sicilia: 800 45 87 87; Toscana: 800 55 60 60; Trentino Alto Adige: 800 751 751; Umbria: 800 63 63 63; Val d’Aosta: 800 122 121; Veneto: 800 46 23 40.
- Va effettuata una frequente (più volte al giorno) pulizia degli ambienti di lavoro con prodotti a base di alcol e cloro, e uso della mascherina da parte degli addetti alle pulizie. E ne va data comunicazione agli utenti tramite l’affissione di cartelli all’interno della struttura. Anche la sala d’aspetto e gli altri ambienti vanno arieggiati frequentemente.
- Può essere utile ricordare ai propri utenti le modalità di trasmissione del virus che riguarda quasi esclusivamente la saliva (in rarissimi casi la contaminazione fecale). Quindi bisogna chiedere, anzi pretendere, che tutti gli ospiti della struttura si impegnino a tossire e a sternutire usando fazzolettini o nell’incavo del gomito o, se si usano le mani, provvedere immediatamente al lavaggio. Vanno evitate le strette di mano e i contatti fisici in generale.
- Per le operazioni che prevedono il contatto con casi sospetti o confermati di Covid-19, alle misure collettive deve affiancarsi l’uso di dispositivi di protezione individuale: filtranti respiratori Ffp2 e Ffp3. Il personale sanitario, oltre alle mascherine, deve indossare anche occhiali protettivi, camice impermeabile a maniche lunghe e guanti.
- Restano sempre valide e molto opportune e utili tutte le disposizioni in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. In tempi di emergenza sanitaria, andrebbero osservate senza alcuna eccezione.
- Per tutti gli operatori sanitari e per i dipendenti delle strutture pubbliche e private valgono le semplici precauzioni quotidiane che il Covid-19 ha imposto di intensificare nella vita quotidiana, così come ricordato dal Ministero della Salute: il lavaggio delle mani, può sembrare una banalità, ma è davvero uno strumento di prevenzione efficace.
Infine, rammentiamo che i medici che in un ambulatorio privato dovessero imbattersi in pazienti che rientrano nella definizione di “caso sospetto”, hanno l’obbligo di segnalazione all’ATS di competenza e di seguire procedure informatiche specifiche per la gestione della persona potenzialmente infetta.
La procedura prevede l’esecuzione del tampone e i laboratori di riferimento regionali indicati per la ricezione dei campioni biologici provvedono immediatamente a raccordarsi con quello dell’Istituto superiore di sanità e a informare contestualmente la U.O. Prevenzione della Regione e la struttura di ricovero del paziente. L’emergenza in corso ci pone davanti ad un paradosso e a un dilemma: proprio nel momento in cui la popolazione avrebbe maggior bisogno di ricorrere al consulto medico, è invece necessario ridurre al minimo i contatti medico-paziente. Cosa fare?
Una soluzione ce la offre la tecnologia attraverso strumenti di teleconsulto che consentono un’efficace relazione medico-paziente attraverso internet. E, in situazioni di crisi, a tutti gli operatori economici del settore sanitario devono mostrare disponibilità e senso di responsabilità.
Con questo spirito, la multinazionale CompuGroup Medical (CGM) ha deciso di mettere a disposizione gratuitamente la sua soluzione tecnologica: CLICKDOC Teleconsulto. Oltre alla fornitura del sistema, sarà cura di CGM formare gli Operatori Sanitari all’utilizzo del servizio.
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